La musica cambia, si evolve, modifica le abitudini e diverge nelle sue caratteristiche settoriali
Tuttavia, c’è una cosa che la musica non sembra essere in grado di abbandonare: il ritmo di crescita che da diversi anni sta permettendo ai ricavi dell’industria musicale globale di svilupparsi su soglie sempre più di rilievo.
Stando agli ultimi dati ufficiali, riportati nell’infografica di Recovery Data, nel 2017 il mercato discografico è cresciuto per il terzo anno consecutivo, con un incremento del fatturato globale dell’8,1% rispetto all’anno precedente.
I trend positivi si registrano peraltro in tutto il mondo, con una maggiore dinamicità da parte delle Americhe (Nord America + 12,8%, Sud America + 17,7%), mentre Asia e Australia (+ 5,4%) ed Europa (+ 4,3%) continuano a consolidare uno sviluppo molto positivo, pur più graduale. Complessivamente, la torta musicale globale ammonta a quasi 15 miliardi di euro: un bottino troppo prelibato per non interessarsene.
Ma da dove provengono i ricavi? Come mostra l’infografica, il 38% di tutti i ricavi dell’industria musicale globale arrivano dallo streaming, con 5,6 miliari di euro. Il dato più interessante non è, tuttavia, quello assoluto, bensì quello relativo: il ricavato dello streaming musicale è infatti in crescita del 41% rispetto all’anno precedente, lasciando intendere peraltro che vi siano ulteriori margini di accelerazione proprio in questi mesi, e rendendo lo streaming un perno sempre più fondamentale per la tenuta di questo business.
A conferma di ciò, si tenga conto che nel 2017, per la prima volta, i ricavi dello streaming musicale hanno superato quelli della seconda fonte di fatturato per eccellenza, i supporti fisici. Nell’ultimo anno oggetto di rilevazione, infatti, i supporti fisici hanno generato ricavi per “soli” 4,5 miliardi di euro, in flessione del 5,4% rispetto al 2016, complice il graduale abbandono dell’acquisto di CD e altri supporti materiali, in favore dello streaming.
A perdere appeal è anche il download: quello che fino a non troppi anni fa sembrava essere un canale privilegiato per l’industria musicale in alternativa a quello fisico, cede oggi il 20,5% su base annua, a 2,4 miliardi di euro, cannibalizzato – se così si può dire – dallo streaming. La restante parte della fetta dei ricavi, per il 16% del totale, vale 2,3 miliardi di euro.
Insomma, traendo le debite conclusioni dal dossier Recovery Data, nel 2017 i ricavi derivanti dallo streaming sono stati la vera forza trainante della crescita dell’industria musicale.
E in Italia? Anche nel nostro Paese la crescita dello streaming musicale è da tempo in straordinario sviluppo, e non accenna ad arrestarsi: dall’aumento del 18,12% del 2013 si è infatti passati al + 30,5% del 2014, al + 48,38% del 2015, al + 63,99% del 2016 e quindi al + 65,53% del 2017.
Attenzione, però: i dati di cui sopra sono infatti relativi al fatturato. Se invece si parlasse degli utenti che fruiscono di servizi di streaming, è molto probabile che i dati sarebbero ancora più incoraggianti. D’altronde, un ascoltatore su quattro dichiara di non pagare un servizio streaming perché in fondo può trovare tutto su YouTube.