Riconoscersi allo specchio è una prerogativa degli esseri umani e di poche altre specie, come scimmie antropomorfe, elefanti asiatici, delfini e gazze. Una capacità che presuppone una coscienza di sé e specifiche competenze cognitive e percettive. Il comune denominatore di queste specie è un cervello complesso, che spesso corrisponde a un sistema sociale altrettanto complesso
A partire da queste premesse, 4 ricercatori del Dipartimento di scienze veterinarie e Museo di storia naturale dell’università di Pisa – Paolo Baragli, Elisa Demuru, Chiara Scopa ed Elisabetta Palagi – hanno lanciato una nuova sfida scientifica per capire se anche i cavalli sono capaci di riconoscersi allo specchio. I risultati dello studio pilota sono stati pubblicati su ‘PlosOne’ e saranno presentati al pubblico in un incontro divulgativo in programma il 9 giugno alle 16.30, al Museo di storia naturale dell’ateneo pisano.
“Abbiamo selezionato il cavallo non solo in quanto animale sociale capace di riconoscere individualmente gli esseri umani e i propri simili con modalità multisensoriali – spiega Baragli – ma soprattutto per il ruolo che questa specie ha svolto e svolge in condivisione con l’uomo, in ambito produttivo, ludico-sportivo e terapeutico grazie agli interventi assistiti con animali, genericamente indicati con il termine di Pet Therapy”. Inoltre, aggiunge Palagi, “la capacità di riconoscersi allo specchio è da considerare elemento predeterminante in forme sociali complesse sia dal punto di vista cognitivo che empatico”.
Per realizzare l’esperimento i ricercatori hanno utilizzato il mark test, una tecnica messa a punto e usata per i primati, che consiste nell’applicare una marcatura colorata su un punto del corpo che l’animale può vedere solo con l’aiuto di una superficie riflettente. In questo modo il soggetto, se capace di riconoscersi, attua una serie di comportamenti volti a interagire con il segno, provando ad esempio a grattarlo via. Come controllo si applica una marcatura trasparente, invisibile, che garantisce la stessa sensazione tattile della marcatura colorata, senza però fornire alcuno stimolo visivo. Gli studiosi hanno visto che 3 cavalli su 4 interagivano con la marcatura, grattandosi più frequentemente la guancia sinistra quando su essa era presente il segno colorato rispetto a quando la stessa guancia era marcata con il segno trasparente. Inoltre, uno dei 3 cavalli ha mostrato un forte interesse anche quando il segno colorato era sulla guancia destra.
“Questi risultati non confermano appieno la capacità di riconoscersi allo specchio nel cavallo – afferma Palagi – Tuttavia l’accurata video-analisi ha rivelato la presenza di particolari comportamenti che i soggetti mettevano in atto esclusivamente davanti alla superficie riflettente. Ad esempio, subito dopo aver esplorato la loro immagine riflessa, i cavalli guardavano dietro lo specchio, come a voler verificare l’assenza o la presenza di un altro individuo”.
A partire da questo studio pilota, i ricercatori intendono quindi sciogliere le riserve sulla capacità di auto-riconoscimento dei cavalli individuando una nuova metodologia sperimentale adatta a questi animali. Il mark test è stato infatti concepito per le grandi scimmie antropomorfe, animali con elevate capacità manipolatorie di cui i cavalli sono privi.
“La difficoltà di rimuovere la marcatura potrebbe indurre nei cavalli stati d’ansia e frustrazione che inevitabilmente ridurrebbero la motivazione a rimuovere il segno colorato, nonostante questo possa essere perfettamente percepito come presente sul proprio corpo – commenta Baragli – Abbiamo già eseguito dei nuovi test su un campione più numeroso presso il Centro di addestramento etologico di San Marcello Pistoiese, apportando modifiche al disegno sperimentale in modo da tenere conto delle specificità anatomiche dei cavalli. Presto inizieremo l’analisi dei dati raccolti”.
AdnKronos