Fiera della propria femminilità o fiera dell propria carriera: perché bellezza e capacità sembrano essere ancora concetti antitetici, come succede oggi nella Silicon Valley
Quindi si pensa all’America si pensa alla possibilità di realizzare i propri sogni. Tutti. Sia di uomini che di donne. Ma, l’ideale raccontato nei film e nelle pellicole cinematografiche è ben lontano dalla realtà, almeno per il gentil sesso. Non è una novità infatti che la culla dell’imprenditoria statunitense, la Silicon Valley sia ormai un covo di misogini maschilisti: la frat boy culture la chiamano. Delle psuedo correnti filosofiche a quanto pare, che di filosofia non ha nulla e si riducono ad un mucchio di frasi ed imprecazioni contro le donne di un gruppo di uomini frustrati. Una società molto chiusa in realtà rispetto a quello che si pensa, dove per le donne non c’è posto: non perché non siano capaci, non perché non abbiamo il capitale necessario, non perché non abbiano idee innovative. Ma solo perché non hanno gli attributi maschili e la Silicon Valley, che dovrebbe essere la culla della meritocrazia, diventa madre di tutti gli stereotipi sessisti di sempre. La donna non può diventare una grande imprenditrice né innovatrice: perché? Perché prima ci sono gli uomini. Per capire che questa non è solo una semplice presa di posizione femminista basta osservare i fatti concreti: Zuckerberg o Gates, e si potrebbero riportare tantissimi altri esempi. Non esiste una di queste storie di tal successo nel mondo tech che porti il nome di una donna. Le donne sono incapaci? Non hanno quello stimolo innovativo alla pari del creatore del social più irriverente e conosciuto del web? No, non è un fattore capacitivo, ma solo sociale.
Per entrare nel merito della dinamica, è opportuno richiamare alla luce una storia ben nota quella di Lauren Mosenthal ed Eileen Carey, due sviluppatrici di un progetto per una start up che aveva tutta l’aria di essere davvero promettente. L’unico intoppo è stato che, nonostante l’eccezionale idea innovativa che poteva essere paragonata a Pinterest, in realtà non ha trovato lo straccio di un investitore pronto a credere alla loro idea. O come la storia di Heidi Roizen che per festeggiare la chiusura di un importante accordo di finanziamento per la sua azienda, andò a cena con il suo potenziale investitore pensando di definire i dettagli finanziari. Invece, l’uomo, le fece un regalo inaspettato, facendosi trovare senza pantaloni sotto il tavolo del ristorante.
Sono solo due dei tanti esempi di innovatrici ed ideatrici che non riescono a realizzarsi perchè sono nate donne. Sembrerebbe una storia d’altri tempi, la trama di un romanzo ottocentesco dove la parola della donna e la sua idea contava meno di zero nella società perbene e dove il suo unico compito era quello di vestire di lusso e passeggiare al braccio del consorte. Le donne, di strada ne hanno fatta davvero molto da quella immagine ormai sbiadita. Eppure, nonostante la società mondiale diffonda il concetto della parità sessuale, nella cruda realtà esistono spazi ed angusti anfratti in cui si annida e prolifera un vecchio rancore misogino. Come accade nella Silicon Valley.
Dunque alle donne tocca come sempre la scelta più difficile da fare: rinunciare alla propria bellezza, vestendosi austera e non appariscente, per sembrare non attraente e forse sperare così di scalare i vertici societari. O essere fiera della propria femminilità accontentandosi di stare nascosta fra le trafile. Perché bellezza e capacità sembrano essere ancora concetti antitetici e collidono.
Sul web sta ormai spopolando la Frat boy culture, una sottile filosofia nascosta che si cela dietro forum, blog, articoli e giornali online, che, ad un occhio più attento non può sfuggire il suo sessismo e misoginia: storie di assunzioni e licenziamenti solo in base al sesso o alla lunghezza della minigonna della candidata. Cause per molestie sessuali sul lavoro, sistema di compensi completamente diversi. Il panorama che si presenta è questo: scambi di foto pornografiche di donne fra gli impiegati ed amministratori delegati, molesti e battute sessiste nei convegni e elle conferenze aziendali, sala mensa e sala coffee break in cui brulicano battute sulle donne, sul corpo di qualunque impiegata passi e non mancano schiocchi sul lato b alle colleghe. Ma si, è solo un modo di scherzare, si difendono. Ma non è solo scherzo, è una vera e propria cultura aziendale. Tra le cause più importanti per molestie sessuali sul lavoro nel 2014 ci sono state quella “Tinder”, “Kleiner Perkins Caufield & Byers” e “CMEA Capital”. I dirigenti chiamavano le colleghe con nomignoli sessuali facendo riferimento al porno ed al pelo pubico. Se questo è solo scherzo e non è oscenità.
Proprio perché il settore del tech è misogino, allora Carey e Mosenthal, che con la loro pelle hanno passato mille peripezie, hanno creato Glassbreakers, un’app a cui aderiscono aziende di donne per le donne: funziona come un data base in cui si carica il proprio curriculum e le aziende possono reperire il personale che cercano, tutto al femminile.
La misogina ed il maschilismo nel settore tech americano è solo un esempio che mostra come il mondo ne è pieno, in qualunque continente o paese. E lo stesso settore tech nel particolare, proprio perché è in mano agli uomini sta assumendo sempre più lo stampo maschile, quasi a tagliar fuori le consumatrici donne: pensiamo ai videogiochi, ne esistono per il mondo femminile? Pochi. E non perché le donne odiano tutte i videogiochi, ma perchè ne vengono prodotti in numero maggiore quelli sessisti, in cui il giocatore deve proteggere o salvare una donnina seminuda o anche combattere contro e sconfiggerla. Se questo non è maschilismo, cosa lo è? La frontiera del nuovo maschilismo del XXI secolo: il sessismo virtuale ed hi-tech.