“All’inizio della carriera tutti vogliamo soprattutto piacere agli altri, poi questo diventa una gabbia. E io adesso con la mia moda voglio essere libero di divertirmi” dice Fausto Puglisi parlando delle sue ispirazioni, delle immagini che lo hanno influenzato sin da quando era ragazzino, tra i colori forti della Sicilia, le feste religiose e barocche, ma anche la scoperta precoce di personaggi femminili come Diana Vreeland, colta e curiosa, inglese vissuta in America, oppure Loulou de la Falaise, una francese maestra nell’usare in modo moderno e quotidiano i grandi gioielli. Da questo mix emerge una filosofia che respinge il buon gusto come norma costrittiva, un’estetica ossessionata dai colori primari (“proprio non riesco a usare quelli tenui”) e dal decoro estremo, dalle asimmetrie e dalla magnificenza, dal punk e dal sartoriale mescolati, per madonne e ragazzacce alla moda. Ecco i rami di corallo di Sciacca sull’abito nero lungo, puro Mediterraneo. Ecco il verde menta e il giallo, le stelle barocche e le croci della Madonna di Vara, e siamo a Messina, ma questo e’ un chiodo in pelle nera punk e sacro insieme. Tra le ispirazioni c’e’ perfino Fulco di Verdura, il siciliano che approdo’ da Chanel dove creo’ i famosi gioielli della maison e divenne poi famoso a New York con il suo marchio di bijoux. Che qui da Puglisi sono grandi, enormi, irriverenti e divertenti. Ecco le pieghe dei gonnellini da gladiatore che hanno reso famoso il designer e che adesso sono tradotti in maglia asimmetrica: tre diversi tipi di pieghe, tutte in jacquard a calature, nero e caffelatte e tocchi di giallo sole. Estremamente corto o molto lungo, senza un ordine tra giorno e sera: i leggings animalier incrostati di coralli, il capospalla con mono-revers, i completi in micro tartan celeste crema nero. L’abito piu’ ricco e’ in micro cannucce di vetro ricamate su una stampa zebrata che si apre e diventa quasi una stratificazione geologica e preziosa.