Scherzi a p-Arte

opera d’arte di Gonzalo Borondo2Ai lettori possono sembrare barzellette scritte unicamente per il loro divertimento; agli artisti possono sembrare scherzi di cattivo gusto; ma agli artefici certamente appaiono cose di poco conto… almeno finché non si trovano nell’occhio del ciclone, additati come ignoranti e insensibili. Si tratta delle opere d’arte non riconosciute e, dunque, distrutte o danneggiate. Notizie di questo genere sono riportate sempre più frequentemente in giornali e riviste, ormai si è aperta la caccia all’errore e il giornalista Mauro Munafò ha colto la sfida raccogliendo e pubblicando i casi più insoliti, invitando i lettori a collaborare alla ricerca. L’episodio più recente è quello di Sapri di ieri, dove gli addetti delle pulizie hanno pulito un vetro sporco di vernice bianca per poi scoprire di aver rovinato un’opera d’arte di Gonzalo Borondo. Si trattava di un doppio ritratto realizzato sulle vetrate del centro polifunzionale, da uno degli street artist più noti al mondo. Ma quello di ieri è solo l’ultimo di una serie di casi che invadono il web, si pensi al buco nel muro, anch’esso considerato un’opera d’arte, coperto lo scorso 8 Febbraio a Ravenna, da un operaio. Queste insolite storie non interessano solo l’Italia, ne giungono anche dall’estero. Nel 2011, a Dortmund, un artista ha pensato di sorprendere i suoi fans esponendo un’opera d’arte costituita da una bacinella contenente del gesso bianco, ma la sorpresa è stata rovinata ancora una volta da una dipendente di una ditta di pulizie che, probabilmente domandandosi infastidita da quanto tempo non venisse pulito quel recipiente, ha provveduto a svuotarlo del suo contenuto.

Restauratori come quelli che, con il loro intervento, hanno provveduto a rendere più “piacevole” alla vista il naso aquilino della donna della Cena in Emmaus del Veronese, sommano le loro gaffe da intenditori a quelle dei meno esperti.

opera d’arte di Gonzalo BorondoCome commentare questi incresciosi errori? Alcuni potrebbero essere giustificati ironicamente e superficialmente con la tendenza maniacale alla pulizia; alcuni potrebbero essere definiti pessimisticamente come effetti della limitata cultura o dell’inadeguata informazione; alcuni potrebbero essere interpretati psico-filosoficamente come cali di attenzione in persone assorte in altri pensieri, che troppo spesso dimenticano di guardarsi intorno per cercare un buon motivo per commuoversi. Certo (a parte il danno procurato all’opera di Veronese, che non è giustificabile in nessun modo) bisogna riconoscere che anche l’arte non è più quella di una volta e il caso del buco nel muro dimostra che a volte non è facile distinguere la mano dall’artista dalla mano degradante del tempo. Se emozionarsi davanti ad un quadro di Vermeer o di Manet o ad una scultura del Bernini era piuttosto semplice, commuoversi davanti a certe opere d’arte contemporanea richiede quanto meno molta concentrazione. E’ indubbio, tuttavia, che non guasterebbe una maggiore attenzione, nonché qualche informazione aggiuntiva riservata al personale gravitante intorno ai poli museali.

Ma quale sarà la prossima opera d’arte a cadere nel mirino di un addetto distratto? Magari qualche sarta scrupolosa cucirà gli squarci di un quadro di Fontana; o qualche barman utilizzerà il ghiaccio delle sculture di Mazzella per i suoi cocktails; o qualche addetto alle pulizie “aspirerà” la ragnatela realizzata con il nastro da imballaggio da Jonke, Katzler e Radeljkovi?? Le scommesse sono aperte.