“So benissimo di essere stata accusata di non amare Milano e addirittura di voler affossare la vostra settimana della moda per favorire New York e Parigi. Niente di più assurdo e sbagliato. E’ nell’interesse di tutti i protagonisti mondiali della moda che Milano resti il punto di riferimento creativo e di business che è sempre stato. Il vostro Manifesto, spero, stimolerà tutti gli italiani a tirare fuori orgoglio ed energie: Conde’ Nast America farà la sua parte“. Con queste parole, Anna Wintour commenta il “Manifesto della moda” lanciato dal Sole 24 Ore due giorni fa. Sei idee per cogliere le sfide globali e fronteggiare la concorrenza delle multinazionali del lusso e delle altre capitali: investire sul territorio, garantire maggiori risorse alla creatività, puntare sulla formazione delle giovani leve, offrire incentivi fiscali, spingere sull’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, cuore della manifattura italiana, e strutturare una solidarietà di sistema in cui le aziende leader si facciano carico di mantenere vivo e dinamico il sistema, incluso le eccellenze artigianali.
Al manifesto hanno aderito da subito Giorgio Armani, Patrizio Bertelli, Ferruccio Ferragamo, Mario Boselli, ma anche Federico Ghizzoni (Unicredit) e Enrico Tommaso (Intesa SanPaolo).