Le nuove collezioni guardano ad Oriente

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EMILIO PUCCIDamaschi cinesi e colli alla coreana, kimono di seta e cinture ad obi, disegni geometrici e perfino abiti che sembrano origami. Le aziende della moda sembra abbiano voglia di rendere omaggio all’Oriente, dal Sol Levante all’Himalaya, con un linguaggio simbolico che sceglie le stoffe e i disegni tipici della seduzione asiatica. Modernizzati, ripensati o addirittura nella versione avant-garde, i codici di stile del Far East sono protagonisti nelle collezioni per l’estate in arrivo, ma anche in quelle per l’autunno-inverno prossimo, sia femminili che maschili. L’universo femminile s’ispira alla geisha, sceglie i suoi codici di stile per evocare le atmosfere che circondano il mondo di queste donne, fatto di faticose lezioni per apprendere passi di danza o per imparare a suonare gli strumenti musicali, ma anche ore di studio per diventare maestre di eleganza e cultura. Come fossero origami gli abiti di Prada vestono le infinite sfumature dei sentimenti delle donne, scegliendo il fiore come simbolo di questi mutamenti: i top hanno maniche a kimono, gli abiti hanno obi nipponici e i sandali sono ispirati ai koma geta, le calzature indossate dalle geishe, nella versione con zeppa alta anche 20 cm. In effetti il kimono e’ il capo piu’ rivisitato: avant-garde (Damir Doma), futuristico (Andrea Incontri), rigoroso (Lanvin), essenziale (Haider Ackerman), esagerato (Vivienne Westwood), ipercolorato (Jean Paul Gaultier), con stampe ispirate al Giappone (Emilio Pucci) o in versione casacca legata in vita (Etro). Le suggestioni orientali arrivano anche con i completi in lino grezzo di Giorgio Armani, gli abiti da sera con disegni di dragoni di Emilio Pucci o le tute in seta con le stampe e i colori tipici orientali di Hermes. In effetti sono soprattutto i colori a ricordare il Giappone, che siano quelli tenui usati dal pittore Katsushika Hokusai nella celebre xilografia “La grande onda” o quelli piu’ vividi delle stampe giapponesi ispirate ai paesaggi e all’essenza della natura, soprattutto quella incontaminata. Anche per Marc Jacobs l’ispirazione viene dalla natura selvaggia, dalle montagne dell’Himalaya, in particolare dal Bhutan, un luogo ancora escluso dal turismo di massa. La collezione maschile Louis Vuitton per il prossimo inverno e’ fatta di morbide pellicce di leopardo, scarpe da trekking, kimono e giacche da sera impreziosite con motivi asiatici blu e arancione. Addirittura la maison ha coinvolto il duo di artisti inglesi Chapman Brothers per creare una speciale stampa col leopardo delle nevi, che appare su cravatte, taschini e maglieria. Anche altre collezioni maschili guardano ad Est, così spuntano diverse versioni di colli alla coreana (Dior Homme) e giacche ispirate ai kimono di seta (Dries van Noten). Insomma il patrimonio orientale è diventato una vera fonte d’ispirazione, e non soltanto per compiacere il mercato asiatico, ancora affamato di luxury goods, soprattutto quelli Made in Italy o Made in France. Forti di questo trend alcuni marchi già noti in Giappone tentano l’ingresso anche nel mercato occidentale. Una scelta che non comprende assolutamente l’adeguamento ai codici di stile di Europa ed Usa, ma ha come punto di forza proprio il patrimonio stilistico orientale. I capi icona sono abiti con arabeschi e origami, giubbotti con motivi ispirati alle scatole da sakè (Harcoza) o capi fatti con il noto broccato di seta lavorato nella città di Nishijin (Mihara Yasuhiro).