La moda italiana non conosce rivali, nemmeno quando si tratta di confrontare i fatturati più prestigiosi d’Europa
Un orgoglio che dovrebbe indurre una maggiore sensibilità a tutelare il fashion tricolore, difendendolo magari dagli attacchi dei più agguerriti concorrenti. I quali, ben inteso, spesso si trovano molto più vicino di quanto si possa immaginare (leggasi, Francia).
Introdotto ciò, un nuovo dossier curato da Intesa Sanpaolo ha fatto i calcoli di quanto valore aggiunto viene generato dal sistema moda, inteso come la sommatoria di tessile, abbigliamento e calzature, e scoprendo che nel 2017 si arriva alla straordinaria cifra di 24,2 miliardi di euro, ovvero il 10% di tutto il manifatturiero del Paese. Particolarmente positivi risultano altresì essere i dati sull’occupazione: il comparto occupa infatti circa 500 mila persone, pari al 15,5% del totale. Per il 2018, i numeri sembrano reggere le sfide: si prevede una crescita del valore dell’1,8% (contro l’1% di crescita economica stimata complessivamente per l’Italia) e dell’1,5% in media per il periodo 2019 – 2022.
Insomma, dati evidentemente complessivi che… sono ancor più densi di ottimismo se vengono confrontati con ciò che avviene negli altri Paesi europei. L’Italia ha infatti un primato europeo in termini di valore aggiunto generato dal sistema moda nell’UE, con il suo 33,9% che è addirittura quasi tre volte quanto avviene nel Regno Unito (12,2%) e più di tre volte quello che invece succede in Germania e in Spagna (10,6% e 8,2%, rispettivamente). Ben più distanziata è la Francia, che si posiziona quinta, nell’area europea, con il 7%. In altri termini, gap che è ben difficile colmare nel brevissimo termine, e che permettono al tricolore di potersi ergere a vera e propria eccellenza nella moda internazionale, grazie soprattutto al ruolo esercitato dai distretti e dalla specializzazione di alta gamma.
Non solo. Le buone notizie si ampliano altresì osservando i dati sulle differenze tra import ed export: anche in questo caso il primato dell’Italia è schiacciante, visto e considerato che nel 2017 la bilancia commerciale del sistema moda tricolore aveva generato un surplus di 20 miliardi di euro, contro i 21 miliardi di euro di deficit del Regno Unito, i 19 miliardi della Germania o 13,9 miliardi della Francia.
Quanto basta per poter essere ben lieti dell’evoluzione del comparto moda in Italia, soprattutto per quanto concerne la fascia alta e altissima: nella fascia bassa la concorrenza esercitata dai mercati asiatici (principalmente) è insistente, ma non è su questo core business che si deve concentrare l’eccellenza tricolore.