E’ davvero possibile ‘sentirsi a casa’? La vita domestica non è sempre semplice. La relazione con spazi, persone e oggetti è alla base di piccole battaglie quotidiane che ciascuno si trova ad affrontare: rivendicare il proprio spazio, gestire il rapporto con le ‘cose’ altrui, bilanciare l’esigenza di ordine con la difficoltà a separarsi dagli oggetti a cui siamo legati, è talvolta fonte di stress e ansia
E’ quanto emerge dal ‘Life at Home Report 2017’, la più grande ricerca internazionale firmata Ikea che esplora cambiamenti e stili di vita.
Dall’analisi, condotta su 22mila persone, tra i 18 e i 65 anni, in 22 Paesi nell’arco di 6 mesi, risulta che sono principalmente tre i fattori che trasformano la casa in un vero e proprio ‘campo di battaglia’: l’invasione del proprio spazio, l’eccesso e l’accumulo degli oggetti e l’odio per le cose appartenenti ad un’altra persona.
INVASIONE DEL PROPRIO SPAZIO
Dalla ricerca emerge che in casa 1 confronto su 6 nasce quando qualcuno invade il nostro spazio. Ma la sfida più dura da affrontare è trasferirsi nella casa di qualcun altro: il 44% degli intervistati ritiene addirittura sbagliato rivendicare i propri spazi quando ci si trasferisce. Da una parte, infatti, c’è la necessità di rispettare lo spazio di chi lo occupa dall’origine, dall’altra la difficoltà di ‘sentirsi a casa’ di qualcun’altro.
Il più comune luogo dei conflitti in casa è il soggiorno, dove litiga il 46% degli intervistati: una zona fluida in cui gli spazi personali si confondono, in cui è difficile stabilirne i confini. Le case sono sempre più piccole, il soggiorno si trasforma da quella che era la classica zona tv ad una stanza adatta ad accogliere esigenze diverse e spesso contrastanti. In controtendenza l’Italia, in cui la cucina si conferma cuore della casa: è qui che il 56% degli italiani discute maggiormente.
CASE TROPPO PICCOLE E TROPPO PIENE
La ricerca, inoltre, mette in luce come una delle maggiori cause di stress è l’eccesso e l’accumulo di oggetti nelle nostre case: ambienti sempre più ridotti, in cui è necessario razionalizzare gli spazi, ordinare gli oggetti e spesso buttarli. Un’azione non facile, il nostro legame con gli oggetti è spesso emozionale e va oltre la funzionalità.
Emblematico il fatto che, dall’analisi sull’Italia, emerga una spaccatura netta: la metà degli intervistati associa sentimenti positivi al riordinare e al disfarsi degli oggetti, per l’altra metà sono fonte di stress e emozioni negative. Nel complesso, la condizione di ‘case troppo piccole, case troppo piene’ comporta, per il 50% degli intervistati, inevitabili discussioni sulla diversa concezione di ordine e disordine.
ODIO PER GLI OGGETTI DELL’ALTRO
Il 40% degli intervistati odia alcuni oggetti presenti in casa, ma non può buttarli in quanto appartenenti ad un’altra persona. Sempre la stessa percentuale ha ammesso di aver gettato oggetti altrui di nascosto. 1 su 10 lo fa addirittura deliberatamente per infastidire l’altro. Vestiti, suppellettili, chincaglierie e cosmetici sono le categorie di cose più frequentemente buttate.
Per quanto riguarda l’Italia, il 49% sostiene di aver buttato via oggetti di proprietà altrui, con un picco a Milano in cui la percentuale sale al 62%. Inoltre, 4 italiani su 10 hanno ammesso di aver gettato cose di altri di nascosto, mentre 1 su 10 nasconde i propri oggetti per evitare che siano usati o toccati da altre persone.
Adnkronos