Passeggiando per la strada, in macchina per andare a lavoro o dai vetri dei treni osserviamo la città, luogo in cui viviamo e la società che si evolve, spesso in nuove forme d’arte come quella dell’arte di strada
Le antichità delle metropoli che hanno una storia che dura da secoli, come Roma, si mischiano con espressioni artistiche contemporanee di arte urbana diventando delle vere e proprie gallerie d’arte a cielo aperto. Ma la street art si porta dietro dei tabù fin dalla sua nascita. Innanzitutto è bene distinguerla dal graffitismo, che non è proprio un movimento artistico ma un fenomeno antropologico che esiste da tempi ben più antichi. Si sviluppa nelle città come fenomeno di espressione di appartenenza ad un gruppo e ad un contesto culturale spesso ghettizzato dal sistema in cui vivono, o meglio sopravvivono. Infatti i graffitisti non vogliono un riconoscimento sociale, non vogliono vendere la loro arte, ma contestano la società che tende ad escluderli da un progetto di evoluzione. Gli street artists hanno un rapporto ben diverso con lo spazio pubblico. Vogliono mostrare la propria identità alla società, mostrare le belle opere che creano a differenza dei graffiti che in realtà non erano nemmeno belli ed anzi spesso rovinavano gli spazi pubblici.
Oggi la street art è legata alla commercializzazione delle opere infatti molte di esse vengono eseguite su richiesta. Tuttavia la libertà d’espressione non ha confini. Un mondo che sembrava essere ricondotto perlopiù ad un universo maschile oggi coinvolge anche molte figure femminili che sono una presenza ben radicata al suo interno. E’ ben noto che le donne nell’arte hanno spesso rappresentato una posizione controversa, a volte nascosta. Ma l’arte è uguale per tutti ed il sesso è estremamente relativo. Artiste come Alessandra Carloni, romana, che ultimamente ha dipinto un murale ad Ostia in provincia di Roma, dipinge fantastiche creazioni che spaziano tra l’onirico ed il reale. O Lady Pink cresciuta nella città di New York ha iniziato dipingendo i vagoni della metropolitana. Alice Mizrahi, anche lei newyorkese, dipinge archetipi femminili. Olek, polacca, esegue lavorazioni con la tecnica dell’uncinetto creando opere coloratissime dallo stile unico. E tante altre. Tutte camminano in uno spazio comune condiviso da molteplici realtà e culture differenti che a prescindere dalla loro provenienza o dal loro sesso si esprimono, o dovrebbero farlo, liberamente.