Protesta degli attivisti di Greenpeace contro l’uso di prodotti chimici nella produzione di capi d’alta moda. Nella prima giornata delle sfilate femminili nell’ambito della Settimana della Moda una decina di persone in tuta arancione ha manifestato nella galleria Vittorio Emanuele II, a pochi passi da piazza del Duomo. In quattro si sono appesi alla cupola dell’Ottagono, mentre gli altri hanno esposto lo striscione ‘Versace detox now‘, ossia ‘Versace disintossicati ora‘. La protesta è iniziata alle 9 circa. Sul posto erano presenti uomini della polizia e vigili del fuoco.
Gli attivisti hanno esposto uno striscione di 100 metri quadri dal soffitto della galleria, sul quale sono raffigurati la top model russa Eugenia Volodina e un giovane re chiaramente oltraggiato dalla presenza di sostanze tossiche nei suoi vestiti. Il testo del banner e’ ‘Beautiful fashion, ugly lies? #TheKingisNaked‘. Allo stesso tempo altri attivisti a terra hanno aperto uno striscione con il messaggio ‘Versace, Detox now!’ “per chiedere al brand italiano di agire subito per ripulire i propri vestiti”, si legge nella nota di Greenpeace.
“Abbiamo svelato l’incubo tossico che si nasconde dietro a questi abiti da sogno e chiediamo insieme a questo piccolo re vestiti liberi da sostanze tossiche per ogni bambino del pianeta. E’ arrivato il momento che i grandi marchi come Versace facciano quello che i consumatori e gli appassionati di moda di tutto il mondo stanno chiedendo: eliminare dalla propria filiera le sostanze chimiche pericolose. Valentino e Burberry lo hanno già fatto, cosa sta aspettando Versace?“, chiede Chiara Campione, responsabile del progetto The Fashion Duel.
Pochi giorni fa Greenpeace International ha pubblicato un rapporto che mostra come le stesse sostanze chimiche pericolose usate dai marchi di largo consumo sarebbero impiegate anche da alcuni brand del lusso per produrre capi di alta moda per bambini. Sono venti le aziende che hanno sottoscritto finora l’impegno Detox di Greenpeace, con l’obiettivo di assicurare la trasparenza della filiera, richiedendo ai propri fornitori di pubblicare i dati sugli scarichi delle sostanze chimiche pericolose e azzerare gli scarichi di sostanze chimiche pericolose entro il 2020.