L’origine della sartoria vera e propria, così come la conosciamo oggi, può essere fatta risalire al Medioevo, nei secoli compresi tra il XIII e il XIV
É proprio durante quei secoli che nasce la Moda, fenomeno in grado di influenzare, economicamente e socialmente, le masse. In questo periodo si va delineando quindi la figura vera e propria del sarto. Un professionista in grado, grazie alle proprie abilità e alla manualità, di creare capi di abbigliamento sempre nuovi che possano distinguere i propri clienti da livello sociale.
Era possibile quindi recarsi in sartoria dove il sarto prendeva le misure ai propri clienti e tagliava e cuciva l’abito da confezionare.
Con il passare dei secoli l’ambiente delle sartorie divenne sempre più accogliente e confortevole. Si trasformò in un vero e proprio salotto che accoglieva e coccolava i propri clienti.
Addirittura nelle tavole dell’Encyclopédie (Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri (Encyclopédie, ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers nel titolo originale), le sartorie venivano descritte come laboratori ampi ed ariosi, con grandi finestre aperte sulla strada come vetrine al pubblico.
L’avvento del prêt-à-porter: manodopera basso prezzo e capi confezionati
Il prêt-à-porter nacque intorno agli anni sessanta- Settanta e fece lentamente diminuire il numero delle sartorie esistenti. prêt-à-porter significa letteralmente “pronto da portare” e andava ad indicare tutti i capi di abbigliamento non confezionati su misura al cliente, ma acquistabili finiti in taglie standardizzate.
Il prêt-à-porter rappresentò il passaggio dalla sartoria artigianale all’industrializzazione del tessile, alla standardizzazione delle taglie e alla produzione in serie di capi di abbigliamento.
Questa nuova tendenza portò si, ad un calo dei costi di acquisto dei vestiti (adesso alla portata di tutti), ma creò anche un’uniformazione e un appiattimento di stile e gusto.
Con l’evoluzione della moda prêt-à-porter, l’arte sartoriale, il sarto professionista e i laboratori sartoriali, vennero associati sempre di più all’alta moda.
L’arte sartoriale divenne sinonimo di lusso, pregio e costo, un costo a cui solo pochi eletti potevano far fronte.
Moda Usa e Getta VS Su Misura
Col passare del tempo ci furono ulteriori evoluzioni di quest’arte nobile ed antica. Fino a quando non si arrivò a circa metà degli anni 2000, quando durante la moda “Boho Chic” (stile di moda femminile dove confluiscono elementi boheme ed hippy), non si arrivò a definire una nuova generazione di moda: La Fast Fashion. Alle volte viene definita anche come moda Usa e Getta, spieghiamone il perché.
Tanto si è detto e tanto altro ci sarebbe da dire su questo particolare “movimento”.
Per descriverlo in breve si potrebbe dire che si tratta di un design di moda che passa rapidamente dalle passerelle alle bancarelle.
In pratica nella Fast Fashion troviamo cicli molto molto brevi, dalle quattro alle sei settimane circa, a differenza della moda tradizionale che che segue il ciclo annuale delle stagioni.
Il Fast Fashion punta tutto sulla riduzione temporale del ciclo di confezionamento. Si passa molto velocemente dalla passerella alla vendita del capo di abbigliamento, per passare immediatamente ad una collezione successiva.
Senza tregua.
Grandi nomi e grandi rappresentanti del Fast Fashion sono: Zara, Primark ed H&M.
Un ricambio di merce molto rapido (alcuni negozi ricevono nuovi modelli di vestiti addirittura due volte la settimana) per invogliare sempre di più il cliente a visitare i loro negozi e a comprare.
Con un marketing molto aggressivo e spinto, la clientela viene “invitata” a visitare gli shop assiduamente per rimanere al passo con i tempi ed essere sempre alla moda.
Questo meccanismo è diametralmente opposto allo Slow Fashion, vale a dire il su misura.
Nell’arte sartoriale su misura i tempi di progettazione e confezionamento sono molto più lunghi e il costo non sempre è contenuto. Si può contare però su una qualità sicuramente superiore e un’attenzione ai materiali e ai particolari, che il fast fashion non possono permettersi.
Quello che ad un sarto non deve mancare
Se state pensando di dedicarvi all’arte sartoriale, sappiate sin da subito che non sarà facile.
Da qualunque livello partirete e a qualunque livello stiate ambendo, sappiate che dovrete affrontare una serie di difficoltà.
Pensiamo che esitano delle prerogative insindacabili che una persona debba avere per potersi dedicare a quest’arte.
Innanzitutto un’elevata abilità manuale. Deve esserci di base, ma potrà e dovrà essere affinata con la pratica e con il tempo.
Indispensabile anche la sensibilità all’estetica e al gusto. Non parliamo di quello personale, ma in generale. Non è detto che quello che piace a noi sia sempre gradito al cliente. Bisogna saper seguire il gusto del cliente e saperlo consigliare sulla direzione da prendere.
La clientela poi ricopre senza alcun ombra di dubbio, un ruolo fondamentale. Bisogna amarla e seguirla. Essere pazienti ed intuitivi. L’importante è saper star dietro alle esigenze degli altri, indipendentemente da noi stessi.
Non dimentichiamoci: inventiva, creatività e versatilità. Un sarto senza fantasia, è come uno pittore senza ispirazione. L’ingegnosità è alla base del saper fare. Inoltre bisogna esser predisposti ai cambiamenti e adattarvisi molto velocemente.
Detto questo, sta a voi provare a cimentarvi in questa millenaria arte e solo il tempo ci dirà se avete la vera stoffa per fare il sarto!