Giorgio Armani: lascerò la Fondazione a 3 persone di mia nomina

Giorgio Armani, in una lunga intervista al Corriere Economia, parla della sua successione e della Fondazione istituita un anno fa

 “Quello che abbiamo creato e’ un meccanismo che stimoli i miei eredi a restare sempre in armonia e che eviti che il gruppo venga acquistato da altri o spezzettato”. “La Fondazione – spiega lo stilista, oggi 83enne – ha un doppio scopo. Da una parte reinvestire capitali a scopo benefico e dall’altra garantire l’equilibrio nella Giorgio Armani spa”. “Finche’ saro’ in vita – annuncia – a guidare la Fondazione saro’ io, poi saranno tre persone nominate da me”. Per quanto riguarda i suoi eredi “continueranno, come oggi, a far parte del consiglio di amministrazione della Giorgio Armani spa e saranno proprietari di quote della societa’ che ho destinato loro attraverso un testamento. Il consiglio vedra’ anche la presenza di un rappresentante del management, come oggi, piu’ due soggetti esterni”. Per garantire l’armonia tra gli eredi “ho scelto volutamente di avere un consiglio di amministrazione in numero pari: in caso di pareggio sara’ la Fondazione a decidere. Sara’ l’ago della bilancia”. Sempre per quanto riguarda gli eredi “saranno piu’ che contenti – garantisce lo stilista – di quello che sara’ il lascito personale. Ma al loro fianco avranno la Fondazione che sara’ una realta’ economica importante per poter mettere a frutto cio’ che la Giorgio Armani e’ diventata finora e che aiutera’ il gruppo a crescere ancora di piu'”. Nello specifico “una parte della Giorgio Armani – spiega lo stilista – passera’ direttamente alla Fondazione. Sono, poi, previsti dei meccanismi per i quali i miei eredi potranno eventualmente liquidare la propria quota cedendola alla stessa Fondazione”.  Tra i nuovi progetti, Armani non nasconde “l’ambizione di diventare anche un buon accessorista”: “oggi realizziamo l’85% del fatturato con l’abbigliamento e il 15% con gli accessori, vogliamo che questo rapporto – dice – diventi 70/30 nel giro dei prossimi tre anni”. In tanti anni, il pensiero di vendere non lo ha mai affascinato: “avrei potuto farlo tantissime volte e ci sono stati casi in cui dire no e’ stato difficile – soprattutto con i fondi di private equity – perche’ sono soldi, tanti, subito… Ma non e’ nel mio Dna” conclude lo stilista.