La bellezza non è basata su canoni estetici definitivamente dati ma, il giudizio di questa varia a seconda delle evoluzioni socio-culturali, influenzando gli stili di vita
La trasformazione del giudizio estetico come facoltà intellettiva, si muove intrinsecamente ai cambiamenti socio culturali, derivanti dagli eventi storici. Perciò la bellezza, così come la nostra mente la elabora non è altro che una costruzione sociale, non è possibile catalogarla in maniera definitiva. Bellezza e evoluzione camminano, perciò di pari passo, infatti durante il Novecento che è il secolo in cui avvengono le grandi trasformazioni delle strutture sociali, dovute alle grandi guerre , all’ evoluzione scientifica, all’emancipazione sociale, i canoni estetici variano molto velocemente, circa ogni 10-15 anni. Ad inizio secolo, erano apprezzate le donne alla Charles Dana, alte col vitino stretto, seno abbondante e fianchi larghi. Però la volontà da parte delle donne di emanciparsi si inizia a sentire, e negli anni ’20, le donne iniziano a fare sport come gli uomini e conseguentemente,
è apprezzato il fisico magro e asciutto con forme poco prosperose, a tal proposito Caroli dice, “le nuove icone di bellezza, senza curve, magre e mascoline, simboleggiano l’aspirazione all’uguaglianza e parità tra i sessi “, anche la pelle abbronzata inizia ad essere apprezzata (fino ad allora, la pelle delle donne doveva essere bianca come quella delle nobildonne che si coprivano con l’ombrellino quando uscivano , solo le donne di ceto basso stavano insieme agli uomini nei campi ), i capelli si portavano corti e sciolti, Chanel accorciava le gonne e liberava il corpo della donna da tutte quelle scomode impalcature, lo stereotipo di riferimento era Alice Joyce. Nei’30 la società subisce grandi sconvolgimenti a causa del crollo della borsa, ma non solo, in Italia era il 1931, quando Mussolini inizia a fare la campagna contro la donna magra e mascolina, invitando le donne ad essere promiscue per partorire dei figli sani e forti. L’ideale di bellezza maggiormente riconosciuto è Greta Garbo,
famosa attrice. Gli anni ’40 accolgono una società scossa, triste e impoverita dalla guerra, con a disposizione poca quantità di cibo, e proprio per reazione, viene apprezzato il modello pin-up, dalle curve esplosive Rita Hayworth è un esempio.
Nei ’50 la voluttà di benessere economico, a seguito della guerra si incarna nell’ apprezzamento di modelli estetici prosperosi, Marilyn Monroe fissa le proporzioni di bellezza fianchi, vita seno a 90-60-90.
Nei ’60, però a seguito del fermento delle proteste giovanili e dei movimenti femministi, si assumono nuovi canoni, la donna burrosa viene sostituita da quella filiforme, tonica e scattante, come Twiggy la prima donna “grissino”,
preludio di anoressia, da non dimenticare Audrey Hepburn, icona bon ton, che con il suo fisico longilineo, incarna il massimo termine di paragone della donna moderna ed elegante. I ’70 sono dominati dalle pin-up, quali B.B. e Farrah Fawcett.
Caroli dice: “gli anni Ottanta vedono un rinnovato amore per le forme: ritornano le canoniche misure 90-60-90 e si ha un nuovo boom di seni esuberanti e di curve procaci, ancora una volta abbinati ad un giro vita sottile. Tuttavia, a partire dagli inizi degli anni Novanta si assiste ad un riaffermarsi della magrezza come ideale estetico, a cui vengono attribuiti qualità e significati psicologici, ovvero il corpo esile e
scattante viene indissolubilmente associato a sicurezza in sé, determinazione, autoaffermazione
sociale. In tal senso, si crea un’associazione tra le forme del corpo filiforme ed il cambiamento del ruolo sociale della donna che, da madre e moglie, inizia ad impegnarsi maggiormente nella carriera professionale, alla ricerca del potere economico e del successo” le modelle sono alte, scattanti e atletiche come Linda Evangelista o Naomy Campbell.
Gli anni a seguire, che continuano fino a i giorni nostri, sono molto ostici, e di crudele interpretazione. I modelli da seguire non sono, esclusivamente, quelli di estrema magrezza, ma anzi l’abbondanza concentrata in alcuni punti, è il massimo cui aspirare. I modelli diventano hollywoodiani e ci stringono in una morsa, visto che la perfezione che molte teen-ager assumono come modello, in verità
non esiste, essendo frutto di operazioni chirurgiche e fotoritocco. Il binomio bella e di successo è l’obbiettivo da centrare, sembra essere ritornati ai ‘kalakagatoy’ dell’antica Grecia, questa costrizione, spinge molti ragazzini, ma anche adulti, a basare la propria sicurezza sugli indici di gradimento riscontrati sui social, dove, apparire come i modelli di riferimento, sembra più facile. Accade sempre più spesso, però che la vita reale non aderisca a quella virtuale, e allora gli insuccessi, le aspettative deluse, vengono ricondotti a problemi di natura esteriore, che in molti casi sfociano in disturbi dell’alimentazione e in devianze di diverso genere.